Complimenti a Kim Rossi Stuart che porta sulla schermo un personaggio
disturbante, acciaccato, rude e tenero al tempo stesso, senza cercare la simpatia dello
spettatore, e fa un film insolito per il cinema italiano, ambientazione western,
cavalli, "praterie" di casa nostra e cieli stellati. Un film che non lascia illusioni,
ma che riscalda il cuore per la verità dei sentimenti. Complimenti anche all'attore
Saul Nanni che interpreta il figlio e ci regala un'interpretazione da mettere
nel cassetto dei ricordi, insieme a qualche sogno abbandonato. Non era facile
non cadere nel patetico e mantenere il film allo stato brado, non era facile
domare questo film pieno di emozioni, senza sellarlo con degli stereotipi.
E Kim ci è riuscito, il film resta dentro, te lo porti a casa e ci ripensi.
Un film di razza. Per l'ambientazione e soprattutto per la scena finale
il film ricorda Clint Eastwood, infatti lo stesso Kim Rossi Stuart ne è
consapevole, tanto che fa dire a un personaggio "Ecco il Clint Eastwood
dei poveri". Ma non è al Clint pistolero il riferimento, bensì a quello drammatico
di Million Dollar Baby. Unico appunto: nella scena finale bisognava
evitare l'inserto del passato del figlio, bisognava restare nella stanza senza
il flashback, come fa Clint nel finale del suo capolavoro, perché quell'inserto
è frutto di una fragilità stilistica, una piccola mancanza di coraggio dentro
un film comunque coraggioso. Detto questo, mi tolgo il panama, bravo Kim!
1 commento:
sempre intenso Kim.
tra i miei preferiti..
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