Oggi mi hanno fatto il vaccino
in via Bezzi a Milano, due passi
da casa. Pfizer. Ho atteso circa
un'ora, davanti a me un uomo
di 52 anni (ho sentito che diceva
la sua età alla dottoressa), aveva
una camicia a righe elegantissima
e pantaloni blu che mettevano in
risalto le caviglie assolutamente
perfette, caviglie da yacth, da
Costa Smeralda, era un uomo di
rara eleganza, con una abbronzatura
perfetta, sobria. Continuava a fissare
il telefonino di ultima generazione
che aveva in mano, assolutamente
calmo, sereno di ricchezza e di
bellezza. Capello brizzolato.
Io di solito guardo le caviglie alle
donne, ma queste erano di una
fattura superiore, senza dubbio.
Affusolate, lasciavano intuire un piede
altrettanto perfetto, con lo spazio
ritmico tra un dito e l'altro, e una
pace di sabbia tiepida, un retrogusto
di mare cristallino. L'uomo in questione
non era disponibile per la seconda
dose, per la data assegnatagli
aveva un impegno di lavoro, ed era
abbastanza contrariato, ma sempre
con classe, non ha mai perso la
calma, nemmeno quando gli hanno
detto che le "date sono rigide", e
allora gli hanno suggerito di scrivere
una mail, e di specificare il suo
impedimento. Al momento della
puntura si è tolto la camicia, era
in forma per uno della mia età,
molto più in forma di me, ed è per
questo che io avevo una maglietta a
maniche corte, prudentemente.
Poi sono venute da me, e mi sono
tolto il Panama in segno di rispetto,
ma continuavo a tenere d'occhio il
mio rivale. E a un certo punto, dopo
i canonici 15 minuti, si è alzato e,
sorpresa delle sorprese, aveva una
strana camminata, quasi goffa.
Caviglie perfette e camminata goffa.
Forse nascondeva un'imperfezione
o un peccato originale, e io ho sorriso.
E l'ho amato, per un attimo.
Un attimo fugace di Pfizer.
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