Mi capita di entrare in chiesa e di sognare il tetano universale.
Per ogni chiodo un universo. Per ogni chiodo un grido.
Mi capita di confondere lucciole per lanterne, ma questo è
il mio lato più divertente, i mulini a vento sono mostri quando
c'è tempesta nel cuore, quando c'è amore nel sangue.
Mi capita di scucire l'orlo del precipizio, come un sarto della
vertigine, e la caduta può attendere se nel mondo si agitano
ancora sorrisi e gesti di generosità improvvisa. Mi capita di
essere me stesso quando lo specchio va in frantumi e ogni
frammento è frammento celeste, ma fra fili d'erba e formiche
assassine. Mi capita di sognare la mia carne. E di accarezzare
i miei sogni. Mi capita di svegliarmi nel cuore di un mattino
crudele. E di sentire la luce come una rivelazione di orrrori.
Mi capita di mettere su un piatto della bilancia le mie viscere,
e sull'altro i miei rimorsi. Mi capita di ascoltare il vento.
Mi capita di giocare a mosca cieca con i lupi, di ridicolizzare
le iene, mi capita di essere un animale delirante, mi capita
di non amare, e quando mi capita di non amare, nulla mi capita.
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