lunedì 9 maggio 2011

POLPETTE

1 commento:

Anonimo ha detto...

Amo l’inquadratura iniziale. Quel movimento forsennato e quel rumore aspro che mi fa pensare alla Geenna, “ove tutto è pianto e stridore di denti”. I primi 32 secondi sono già un film: segue il silenzio di un Nulla eterno che sembra riempirsi di ore di sole in un mondo popolato da pochi adorati mortali. Si alza il sipario e lo spettacolo può cominciare. Quel Fortini che lasciammo in palestra qualche tempo fa, con quel maestro che era un portento, ora lo ritroviamo “polpettaro”: quanta sublime goduria ha generato questa mostra?! Quanti colori sgargianti e seducenti hanno catturato gli occhi e la bocca!
Fiori di plastica, nature mai vive, dunque neanche morte; il fumo di una sigaretta, un ultimo scampolo di silenzio, prima che arrivino loro: i mangiatori di polpette.
Un uomo si affaccia, “distrattamente” incuriosito, alla finestra: sarà una pianta grassa a fargli compagnia? Segue l’ultimo passo dell’allestimento della mostra: loro, le protagoniste, fanno il proprio trionfale ingresso. Una pentola colma di polpette adagiate sul freddo suolo.
E si aprono le danze, può cominciare la sfilata di labbra tra le quali passa la lingua lussuriosa delle signore profumate e boccolute, delle ragazze con gli occhi da attrici, degli artisti e dei curiosi. E poi lo chef, che da la ricetta, tenendosi per sé, è ovvio, un ingrediente segreto.
Originalissima l’idea di prendere per la gola i presenti: quanto appare più brillante quel colore sulla tela dopo aver mangiato una polpetta e sorseggiato del buon vino!
Il sentimento che ispira la mostra è nobilissimo: è la convivialità da simposio, che induce i simposiasti al comune sentire. Che concerne persino il divino.
Ad un certo punto mi viene in mente il film Chocolat.
Ho adorato il personaggio misterioso di 9.34: costui meriterebbe un ritratto. Per quel modo femmineo di masticare…per quelle labbra rosse e quelle mani appena sfiorate dalla videocamera.
Meraviglioso il passaggio da 11.13 a 11.23: un visibilio di colori, uno stratosferico carnevale. Vien voglia di catapultarcisi dentro e naufragare.
Mi piace tanto questo modo fariniano di trattare i colori. E i gusti.
È un film sensuale, sensualissimo.
E poi Fortini sfata il mito del pittore introverso e maledetto, quello status un po’ stantio e come preconfezionato che ormai tutti si aspettano e che è spesso lontano dalla realtà.
Grande Mostro. Sempre di più. Urge uno dei tuoi ritratti intimistici. Non so ancora bene perché.
Je t’adore.
Medea.