Ricordo che mi chiamavi dal balcone
e mi mandavi a prenderti le Stop,
le tue sigarette preferite, ricordo che
mi cucinavi il risotto all'ossobuco,
io ero il figlio di Milena, la tua amica
del cuore, l'amico di tua figlia Marina,
e Luigi, tuo marito, era l'amico di mio
padre Aldo, tu eri la mia seconda mamma,
Lara, eri alta, forte, buona, spiritosa.
Ricordo che hai iniziato a stare male,
un tumore al seno, una mattina ti sei
palpata e hai sentito una piccola noce,
e quella piccola noce è diventata il tuo
destino. Ti avevano dato sei mesi di vita,
ma i medici a volte non sanno contare,
e sei andata avanti per anni, caparbia,
decisa a dare battaglia fino alla fine,
piena d'amore per la tua unica figlia.
Ricordo l'orrore della chemioterapia
che ti faceva vomitare, e ti strappava
i biondi capelli, e tu piangevi davanti allo
specchio ma poi smettevi di piangere
perché eri alta, forte, buona e generosa,
e non volevi cancellare dal tuo volto
il sorriso. Ricordo che una sera mi hai
preso in disparte e mi hai fatto promettere
di stare sempre vicino a tua figlia Marina.
E ricordo l'ultimo giorno nella tua stanza
in penombra, prima di lasciarti ti ho detto
- ciao - e tu hai risposto - ciao - e il tuo
ciao era puro d'agonia, così bello e semplice,
così simile al mio ma così diverso. E poi
ho sentito a notte fonda mia madre dire
- Lara è morta -, ma io avevo tanto sonno,
tanto sonno, e ho richiuso subito gli occhi,
la semplicità del nostro - ciao - mi ha protetto.
Lara, ho mantenuto la promessa, ciao.
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