Questo gruppo vuol essere un baluardo a difesa dei monosillabi, quelle unità lessicali formate da una sola sillaba, ingiustamente e impunemente colpite da accenti più affilati di una scimitarra.
È ora di dire basta al genocidio di queste povere creature indifese!
Ho visto monosillabi perire sotto il colpo di accenti, indiscriminatamente, gravi o acuti.
Ho visto “so” (prima persona singolare, Indicativo presente del verbo “sapere”) con la testa spaccata da un accento grave, esalare l’ultimo respiro dicendo: “Io sò chi è stato”.
Ho visto “va” (terza persona singolare, Indicativo presente del verbo “andare”) essere usati per chiedere: “Come và?”, rispondere: “Và male, se non mi levi quell’accento sul cranio”.
Ho visto “sto” (prima persona singolare, Indicativo presente del verbo “stare”) che, invece di stare, avrebbero voluto scappare pur di non esser scritti “stò”.
Ho visto “fa” (terza persona singolare, Indicativo presente del verbo “fare”), uscire la mattina con una gran voglia di fare, tornare a casa coi connotati cambiati da facinorosi accenti killers.
Ho visto “qui” (avverbio di luogo) chiamare in aiuto quo e qua, e con questi morire, pennuti cui l’ascia acuminata recise il collo con un sol colpo.
Ho visto infingardi accenti gravi sostituirsi agli apostrofi, mutando “un po' ” in “un pò”, “fa’ ” (qui: seconda persona singolare dell’Imperativo presente del verbo “fare”) in “fà”.
Ho visto, “horribile visu” (trad. orrendo a vedersi) pronomi personali di prima e seconda persona singolare: “me” e “te”, perduta la verginità della loro vocale, lacrimare dolorosi accenti*.
Ma ho visto, anche, dispettosi accenti nascondersi quando monosillabi omofoni imploravano il loro aiuto.
E così, ho visto: “dà” (terza persona singolare, Indicativo presente del verbo “dare”), perdere la propria identità confondendosi con la preposizione semplice “da”; “sì” (avverbio assertivo), riflettersi nello specchio, con la barba lunga e lo sguardo spento, pensando di essere il pronome riflessivo “si”; ho visto, horribilissimo visu, (trad. come sopra, ma più orribile!), l’accento grave di “è” (terza persona singolare, Indicativo presente del verbo “essere”) involarsi per andare su qualche altro monosillabo o cambiarsi la veste con un accento acuto (“é”).
*Da un reale sms ricevuto: “perché a mé mi piace stare con té”. Oh, my God... Oh, my God!
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