Cose che capitano. Un sassolino nel miele. L'estasi di una
fenditura. Gli occhi pesti dentro un buio pesto. Il pesce che
puzza di pesce, la carne al sangue dentro digestioni bianche.
Il delirio di un vetro in frantumi sulla noia dei giorni. La pece.
La pace. Il tradimento di un amore tradito. Le novità chiuse
nei forzieri. Le rapine a mano armata dentro primavere di
incanto e serenità. Cose che capitano. Le adolescenti per
le strade dell'avvenire avvenuto, e i moribondi di un solo
giorno che incontrano le eternità di una sola eternità. La folla.
La follia. Il singolo. La ceralacca e i tumori di un postino.
La vivida lontananza delle unghie nella carne. Il senso.
Il senso opposto al senso proposto. La marea degli angoli.
Cose che capitano. Il frantoio, la vipera, l'arco, il glicine.
L'osteria, l'amplesso, la morte, il fiume, il pesce che puzza
di pesce, che continua a puzzare di pesce, e puzzerà
sempre di pesce se continuerà ad essere un pesce che
puzza di pesce. Mentre tu getti smeraldi inodori nel mare.
E non hai paura di nulla, nemmeno della miseria, se al
tuo fianco c'è l'amore, se nel tuo petto vive un giglio che
puzza di pesce, se dalla tua bocca vomiti rose che puzzano
di pesce, se tutto l'universo puzza di pesce, anche le
stelle, anche le galassie, anche fra le cosce della tua dea.
Tu non hai paura di questa maledetta puzza di pesce.
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