Ora scrivo una poesia facendo finta di essere un cetriolo.
Anzi. No. Scrivo una poesia facendo finta di essere un
poeta, facendo finta che sia una poesia. Meglio così.
A me piace Amy Winehouse. Che cosa c'entra? Non so.
Più della sua voce mi piacevano i suoi occhi. E il trucco.
Non beveva troppo, si beve quanto si vuole bere, e quel
verso di Isidore Ducasse che esaltava la bellezza del
tremore delle mani di un ubriaco giustifica ogni eccesso.
Chi muore mi piace, morire è un atto di estrema eleganza.
La vita è volgare. Anche un tramonto è pacchiano al
cospetto di un manto di tenebre. Anche un fiore è odioso
se il buio non lo nutre di follia. E il cuore è un muscolo
primitivo, rozzo, invadente. Una piscina primordiale.
Altrimenti non ci sarebbero i tuffi al cuore. L'enigma,
il mistero, l'ignoto? I poeti dovrebbero amare questi
cruciverba dell'inconoscibile, ma una bella bistecca al
sangue è più potente, più vera, più drammatica, più
energetica, e mi sento quasi Battiato a dirlo, anche lui
preferiva l'uva passa a Vivaldi perché gli dava più calorie.
A me piace fare finta che sia vero quello che scrivo.
Fare finta che le parole siano quarti di bue, e che la
mente sia un macello rutilante. E tra un quarto di bue e
un quarto di luna scelgo l'evanescenza dei terremoti.
Tutto è vano, vanità delle vanità, ma lo champagne mi
piace, scende nel corpo per indorare le viscere. Oplà.
2 commenti:
Fingere sempre
mentire mai.
(RF)
Se non l'hai ancora visto ti consiglio il docufilm "AMY" del 2015.
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