Sei malato. E ti illudi che sia sostanza.
Quel respiro affannoso è quasi una promessa.
Di cuore che cede, di pressione alta.
Magari uno zampillo di vertigine a condire
i tuoi passi, le tue spericolate immobilità.
Sarebbe perfetto se svenissi ai confini
della morte, per giocare di equilibrio tra
la perdita dei sensi e la perdita di tutto.
Ma nulla, nulla, non c'è nulla che resti.
Nemmeno la tua morte, il dolore e la fatica
di questo esile universo che ti ha generato.
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