Orten, uno dei poeti del mio cuore.
Non ho un suo libro perché ogni volta
che ne compro uno lo regalo agli amici.
Quando ami un poeta ti sembra di
sentire la sua voce nel sangue, e
lo immagini con la testa reclinata
sul foglio, nei suoi momenti di
silenzio, in attesa della rivelazione
poetica. Nasce un'amicizia, una
segreta affinità con le parole.
Ti senti migliore solo perché hai
letto un suo verso, e la notte è
meno scura, fa meno paura.
DI CHI SONO?
Io sono dei piovaschi e delle siepi
e delle erbe chinate dalla pioggia
e della chiara canzone che non gorgheggia,
del desiderio che sta chiuso in lei.
Di chi sono?
Io sono di ogni piccola cosa smussata
che mai spigoli ha conosciuto,
dei piccoli animali che reclinano la testa,
sono della nuvola quando è straziata.
Di chi sono?
Io sono del timore che mi ha tenuto
con le sue trasparenti dita,
del coniglietto che in un giardino in penombra
esercita il suo fiuto.
Di chi sono?
Io sono dell'inverno ostile ai frutti
e della morte, se il tempo lo chieda,
io sono dell'amore, di cui sbaglio la porta,
al posto di una mela ai vermi lasciato in preda.
*
Questo è Orten, questa è la sua poesia.
Limpidi versi che scaturiscono da una
"intimità panica", dolente e gioiosa,
con il mondo che ci circonda.
Una poesia che scandaglia la superficie
dell'essere, che scava nel vento,
nella carne, alla ricerca della purezza,
perché senza purezza c'è il nero
soffocamento, ma questo solo i poeti
lo sanno fino in fondo.
Orten è morto a 22 anni.
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