Ricordo Arturo, un randagio nero che si era affezionato a me, in Versilia.
Arturo non era amato da una coppia in fondo alla via, erano i genitori di
Arlette e Tancredi, e un giorno catturarono Arturo e lo legarono a una
catena. Arlette e Tancredi vennero a dirmi che i loro genitori mi avevano
invitato a cena. Andai a cena. Mi fecero una bella cenetta, ricordo tutto anche
se avevo 12 anni, prepararono pasta e poi di secondo carne e patate.
La tv era accesa. Ricordo la mamma di Arlette e Tancredi davanti alla tv
che si levava della pelle morta dai piedi, e poi il marito mi prese in disparte
per dirmi che Arturo era un cane randagio pericoloso e che il giorno dopo
Arturo sarebbe stato consegnato all'accalappiacani, e che era meglio così
per tutti, anche per Arturo. Ricordo che provai ribrezzo ma feci finta di
essere d'accordo. Uscendo di casa lanciai un'occhiata ad Arturo e con il
pensiero gli dissi: stanotte vengo a liberarti. A notte fonda andai insieme
alla mia amica Arianna e ad altri amici a liberare Arturo, spezzammo la
catena e uno dei ricordi più belli della mia giovinezza è questo: Arturo che
corre felice e libero insieme a noi nella notte, sotto le stelle, con l'aria di
mare nel sangue. Ecco, chi non odia le catene di Arturo, chi non avrebbe
fatto niente per liberarlo con la scusa del "pacifismo" è un mio nemico,
peggio di quelli che hanno incatenato Arturo. Bau bau. Arturo, dove sei?
3 commenti:
Arturo mi ricorda Freddy. E Attimi, invece di consegnarlo all'accalappiacani, lo ha accolto. La nostra Carola Rackete (attimuccia) non odia, ama. :) Meditate, gente, meditate.
Te lo dico io dov'è Arturo (Fosca)... ha trovato riparo da Attimi. Perché non vai a trovarlo? 😁
Ci scommetto che se ti venisse chiesto di rompere delle catene ben più pericolose, diventeresti immediatamente un “pacifista” con gran perorazioni a favore del “non reagire assolutamente all’ordine precostituito”.
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