Era una cena quasi perfetta, lei mi metteva su posate d'argento
la sua bocca, i suoi baci in salsa rosa, i camerieri erano così
eleganti da passare inosservati, mi attendeva un conto salato
sulle ferite del mio amore, e non mi importava, lei era bella, così
bella che i testicoli erano in festa nello scroto quieto, ma, ma
un signore stava mangiando da solo vicino al nostro tavolo,
era in silenzio, accucciato nella propria solitudine come un cane
abbandonato, e quel signore, quello sconosciuto senza nome,
divenne per me la sola cosa degna di essere amata e sognata.
2 commenti:
Che bella prosa, accende sentimenti di bontà e gratitudine e fa sentire meno soli.
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