Mi capita di sentire le cose.
Quando cammino di notte
lungo i viali della mia città
sento la fresca tristezza delle
radici che vorrebbero seguire
i miei passi ma non possono,
allora mi fermo e accarezzo
la quiete degli alberi, e incido
sulla corteccia un saluto.
Mi capita di sentire le cose.
Se stappo in solitudine una
bottiglia di vino sento lo sforzo
del cavatappi che si avvita
in una agonia assiale di acciaio
e sughero per donare alla
mia sete tannini di oblio,
come un Cristo le braccia
del cavatappi si aprono
e si chiudono per risorgere
in un cassetto di posate.
Quando pulisco i vetri di casa
sento ridere le finestre,
anche la trasparenza soffre,
ma soffre solo il solletico.
Ed è una breve sofferenza
di luce.
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