Mi coglie spesso la vertigine della normalità, magari ascoltando degli
amici che parlano, non dovrebbe esserci nulla di inquietante, ma è
proprio l'assenza di un elemento dichiaratamente perturbante che mi
angoscia, avverto nella quiete un nodo inesplicabile di terrore, anche
un fiore ha il potere di divorarmi l'anima, e un chiaro di luna può
gettarmi nella più cupa disperazione. Forse si tratta di una acuta e
persistente consapevolezza della fugacità di ogni cosa, e tutto sembra
diventare fantasmatico, anche la roccia più dura si fa ectoplasma.
Ci sarebbe da impazzire se non amassi così tanto le tette!
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