Zone oscure s'irrigidiscono
sull'altopiano della discordia
mentre una macchinetta del
caffè gorgheggia l'assoluto.
"Non scenderò mai al tuo livello"
disse l'altopiano al mare e una
cimice d'ironia sgozzò l'alfabeto.
Microminimo schianto del caso.
Forse non è parola, è speranza.
Speranza di un forse. Forse è la
speranza. La speranza è parola.
Forse di un forse. Quaggiù, lassù.
Chi ha avuto ha avuto. Ma chi
ha "avito" ha forse ereditato?
Forse no. Forse sì. Misteri della
lingua. Nessun compromesso.
Profeta dell'attimo, previsione
di una sequenza rigida, ma se
concedi interviste all'imprevisto
ti ritrovi con un mazzo di fiori.
E il fine non giustifica nemmeno
la primavera che ti scomunica
il mezzo. Santità del non senso.
Vincere anche a perdifiato. Ora.
Con la bava alla bocca puoi
divorare un piatto di lumache.
E sentirti fulmine. Almeno veloce.
Nella tua digestione labirinto.
Ma non fare mai la morale alle
favole o l'infanzia ti brucia cuore
e polmoni e altri organi a libera
scelta del tuono cosmico.
E non fare mai la comunione a
Ostia. E non ridere mai a Corinto.
Perché? Forse. Quaggiù, quassù.
Lo sapevi che il pioppo sorride?
La Gioconda è dipinta a olio su
tavola di pioppo. Ogni pioppo
dopo Leonardo sorride come la
sua Monna Lisa. Radice oscura.
Radice di luce. Arte.
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