mercoledì 2 maggio 2012

PENSIERO CONTRO IL DOLORE


Il dolore mi fa schifo. Sto parlando del dolore spirituale.
Quello fisico è una necessità imposta dalla natura che si
può lenire con la morfina. Ma il dolore spirituale è
proprio una fogna. Come avere una latrina nell'anima.
L'invisibile recita la sua parte e diventa malattia di nervi,
squilibrio, alcolismo, psicopatia acrobatica, demenza.
Quando soffriamo elaboriamo stronzi di cristallo.
Bisogna aggrapparsi all'arcobaleno della stupidità.
Vivere mangiando tartine, ossibuchi e pasticcini. Forza!
Non essere superficiali è una bestemmia, soffrire è una
forma di presunzione intollerabile, si palpa l'abisso che
abbiamo dentro, lo si masturba, e ne escono lamenti.
Che idiozia infinita. Vivere di lamenti. Che stoltezza.
Vedere cadaveri e provare la gioia di essere vivo.
La gioia di non essere un cadavere con la polvere
nella bocca buia. Urlare, cantare, danzare, essere
un cortocircuito di rabbia multicolore, farsi beffe di ogni
addio, e di ogni morte. Spaccare i denti ai rimorsi, e
fare in modo che tutti i rimpianti siano aridi, per sempre.
Questo è il compito supremo, la sublime meta agognata.
L'unica follia che deve farci commettere l'amore è la
felicità, il resto è un gigantesco malinteso, una sconfitta.

2 commenti:

Medea ha detto...

A poche centinaia di metri dal mare,in una Calafrica rovente di una mattina di maggio, una madre ha ucciso sua figlia di ventisei anni e poi è andata a dormire. A sera, un passante s'è accorto della sciagura. Ora la strada che porta al mare è tappezzata di necrologi con il volto di Rosa che sorride. L'aveva chiamata Rosa e la ha recisa...per "salvarla dalla cattiva strada",così ha confidato al giudice. Hai ragione,Riccardo,"è un gigantesco malinteso". Qui c'è solo la luna e un multiforme cielo che è troppo vicino e sta bruciando.

Medea ha detto...

Come antidoto alla vergogna le madri recidono i fiori. Come antidoto al dolore continuo a masturbare abissi. È un modo come un altro per essere felice.