Mi brucio le dita quando ti penso.
Mi si rivolta il cervello contro.
Rivoltella di pensieri, caricatore
vuoto. E percepisco l'assurdo e
l'ordinario come equivalenti. Poi
uno sberleffo mentale per fare
il gioco delle dispersioni effimere.
Una bistecca, un cuore al sangue.
Allucinazioni sedimentate in un
delirio perpetuo. Potrei strozzare
una giraffa. Potrei suonare il clacson
nel baricentro muto della notte.
Ma ho pietà di me. Di te. Schiamazzi
in luogo pubico: il mio cazzo.
E il nulla mi lusinga con le sue
braci di fresca lontananza, mentre
tu ardi per incontrare la tua ombra.
Un altare di polvere la follia.
Nessun commento:
Posta un commento