Ho ancora tempo da perdere: sono vivo.
Il cuore ha una sua primitiva allegrezza.
Concepisco la danza, la liturgia lenta
di un corpo intriso di armonia e buio.
Riesco ancora a profanare il silenzio, a
contorcermi in una violenta saggezza.
I miei muscoli sono della stirpe degli
atleti erranti, la mia carne si sbriciola
al contatto con il mistero, non mi resta
altro che questo pallido rancore lunare,
colleziono disgregazioni e vomito un
cratere dopo l'altro, fino alla follia di
sentirmi vivo, perdutamente vivo, ora.
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