Prematuramente scomparsa dicono i giornali di te.
I giornali che non ti conoscono, analfabeti del tuo respiro.
La tua vita, questo oscuro grumo di eternità ferita,
ridotta a un articolo di cronaca, uno sbuffo di polvere
di piombo. E nulla più. Ma io ti conoscevo bene, e so
quello che i giornali non sanno. So che morire a volte
è una forma di perfezione assoluta e crudele. Perché
tutto ciò che è perfetto sprigiona un senso inesorabile.
Eri così viva da fare impallidire il buio, e non ho dubbi
al riguardo:avrà tremato la morte al tuo cospetto.
E so che l'addio in te è cresciuto, e si è evoluto fino
a sfiorare la limpidezza dei cieli, oltre l'orizzonte
della coscienza. Perché nulla in te era prematuro
ma tutto cadenzato secondo una segreta armonia.
Non c'è rabbia, non c'è dolore in me, solo un sorriso
su queste pagine d'inchiostro sterile, su queste pagine
che non riescono a imprigionare il tuo mistero.
E se vogliamo dirla tutta ogni scomparsa è prematura
quando a morire sono quelli che più hanno creduto
alla vita, alla sua lancinante sfida di perdono e oblio.
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