sabato 29 marzo 2025

NASCONDINO

Ho posato i miei occhi su di te, come si posa un libro
su un comodino, era primavera perché le rondini
ci cadevano nello champagne, ho capito al volo che
mi avresti fatto soffrire come un cane, ho inziato ad
abbaiare e tu, tu non ti sei sorpresa, già sapevi.

Sapevi tutto di me e di noi. Abbiamo parlato e riso,
mi hai raccontato del tuo parrucchiere filosofo che
ti fa le impermanenti perché tutto fugge via e non torna
più, nemmeno se ci cuciamo nella carne l'eco.
Poi sei andata alla toilette solo per farmi notare il passo.

Avevi le gambe lunghe e ho capito in quel momento
che saresti stata sempre vera. Vera nel mio letto.
E vera nell'addio. Eravamo ancora nel regno alato
dell'arrivederci. Ogni saluto era un invito al prossimo
incontro. Abbiamo fatto un patto: niente rimpianti.
Solo morsi, qualche rimorso, e un'allegria impudica.

Ci siamo amati come si amano i mortali, sotto la pioggia,
sotto le stelle, nel cuore immobile della notte.
Ci siamo amati nell'alba dalle dita di rosa, abbiamo
spettinato le lenzuola e rifatto il letto per rifare l'amore.
Una sera tu hai detto: "Giochiamo a nascondino"
E da quel giorno non ci siamo più trovati. Amore.


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