Teatro-Cinema. Ho seguito un corso anni fa, interessantissimo: il conturbante nell'arte, autoritratto e ritratto. Gli studi tendevano alla dimostrazione che la fotografia e il cinema in particolare producono sempre nella mente umana una sorta di turbamento. Inconsciamente colleghiamo l'immagine bidimensionale, costruita attraverso uno strumento che imprime per sempre tali immagini e movimenti con incredibile precisione, alla morte. Fotografia e cinema ci catturano e ci "gelano" per sempre, con una tale perfezione nel dettaglio da creare una sorta di straniamento. Inizialmente infatti la fotografia è stata utilizzata moltissimo per ritrarre, e avere così un ricordo dei morti. Baudelaire ad esempio mal tollerava farsi fotografare, si inquietava moltissimo, e diceva che il fotografo era "un pittore fallito". Il cinema allo stesso modo lo fa ma catturando il movimento. Si nota spesso come si riesca più facilmente fotografare e filmare gente sconosciuta che persone care o se stessi e questo deriverebbe dal fatto che " gelare" se stessi e i propri cari sia ancora più conturbante. E' un darsi e dare alla morte, in un certo qual modo. Quindi moltissimi artisti si sono cimentati nell'autorittratto, spesso giungendo ad immagini allucinate ed allucinanti... una sfida lanciata alla morte? Il teatro produce l'effetto opposto: è vivo, come dice Ricky, e ogni performance è unica ed irripetibile. Anche il fatto che fotografia e cinema creino opere riproducibili ed identiche crea nell'inconscio inquietudine. Forse amare di più fotografia e cinema in special modo nasce anche dalla ricerca di questa ambivalenza tra vita e morte. Riduco moltissimo e penosamente il discorso ma è davvero illuminante e ci sono saggi che se ne sono occupati, ora non ricordo i titoli e per ritrovarli in libreria mi occorrerebbe troppo tempo ma vi consiglio di cercarli. Auguro a tutti un lieto weekend!!!
Oh, ne ho ritrovato uno davvero bello: autoritratto, psicologia e dintorni. Analizza l'autoritratto nelle varie forme artistiche. Gli altri non so dove sono, dopo due anni ho ancora libri imballati...
Bhe... cultura è in ogni cosa se ci pensi... dipende da come la guardi, da come la cogli e la plasmi con arte, da quanto desideri penetrarla... anche in un'anguria! C'è una poesia di Benni credo sull'anguria: "... rossa, gialla, bandiera proletaria...", basta un'anguria (che buona!!!). Dyre nello stupendo "L'infinito istante" ci insegna proprio questo: trovare arte in ogni frangente, anche nell'apparente insignificanza... Sviscerare l'arte per per è soltanto... amore.
4 commenti:
Teatro-Cinema. Ho seguito un corso anni fa, interessantissimo: il conturbante nell'arte, autoritratto e ritratto. Gli studi tendevano alla dimostrazione che la fotografia e il cinema in particolare producono sempre nella mente umana una sorta di turbamento. Inconsciamente colleghiamo l'immagine bidimensionale, costruita attraverso uno strumento che imprime per sempre tali immagini e movimenti con incredibile precisione, alla morte. Fotografia e cinema ci catturano e ci "gelano" per sempre, con una tale perfezione nel dettaglio da creare una sorta di straniamento. Inizialmente infatti la fotografia è stata utilizzata moltissimo per ritrarre, e avere così un ricordo dei morti. Baudelaire ad esempio mal tollerava farsi fotografare, si inquietava moltissimo, e diceva che il fotografo era "un pittore fallito". Il cinema allo stesso modo lo fa ma catturando il movimento. Si nota spesso come si riesca più facilmente fotografare e filmare gente sconosciuta che persone care o se stessi e questo deriverebbe dal fatto che " gelare" se stessi e i propri cari sia ancora più conturbante. E' un darsi e dare alla morte, in un certo qual modo. Quindi moltissimi artisti si sono cimentati nell'autorittratto, spesso giungendo ad immagini allucinate ed allucinanti... una sfida lanciata alla morte? Il teatro produce l'effetto opposto: è vivo, come dice Ricky, e ogni performance è unica ed irripetibile. Anche il fatto che fotografia e cinema creino opere riproducibili ed identiche crea nell'inconscio inquietudine. Forse amare di più fotografia e cinema in special modo nasce anche dalla ricerca di questa ambivalenza tra vita e morte. Riduco moltissimo e penosamente il discorso ma è davvero illuminante e ci sono saggi che se ne sono occupati, ora non ricordo i titoli e per ritrovarli in libreria mi occorrerebbe troppo tempo ma vi consiglio di cercarli.
Auguro a tutti un lieto weekend!!!
Oh, ne ho ritrovato uno davvero bello: autoritratto, psicologia e dintorni. Analizza l'autoritratto nelle varie forme artistiche. Gli altri non so dove sono, dopo due anni ho ancora libri imballati...
Paoly! Ma sei una "personcina" di cultura!
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Bhe... cultura è in ogni cosa se ci pensi... dipende da come la guardi, da come la cogli e la plasmi con arte, da quanto desideri penetrarla... anche in un'anguria! C'è una poesia di Benni credo sull'anguria: "... rossa, gialla, bandiera proletaria...", basta un'anguria (che buona!!!). Dyre nello stupendo "L'infinito istante" ci insegna proprio questo: trovare arte in ogni frangente, anche nell'apparente insignificanza... Sviscerare l'arte per per è soltanto... amore.
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