Vorrei scrivere una poesia ma c'è Marietto
sul divano, mi sta guardando. Gli ho chiesto
il permesso di scrivere una poesia, lui mi
ha detto "ma scrivi pure un romanzo Riccà".
Marietto è inquieto, si sta mangiando le
unghie, ha freddo, è intasato, non sta bene,
ora mi ha appena interrotto, e mi ha chiesto
scusa "Riccà, scrivi pure la poesia,
parliamo dopo". Non è facile trovare l'ispirazione
con Marietto sul divano. Verso le 20 vengono
amici con cotechino, lenticchie e insalata
russa, noi abbiamo del salmone fresco in
frigo. "A che cosa stai pensando Marietto?",
mi ha risposto "tante cose" facendo un gesto
sconsolato con la mano. Gli ho appena fatto
fare la guest star in un mio filmetto, ci siamo
fatti quattro risate. Con Marietto si ride.
Ma c'è anche una tristezza strisciante. Ma
quando noi ridiamo calpestiamo la tristezza.
La calpestiamo. Anche se siamo leggeri e
non le facciamo del male. Quando si sta
con Marietto si diventa leggeri, e non si
riesce a fare male a niente e nussuno.
Nemmeno alla tristezza che continua a
strisciare fra i nostri piedi, con il suo veleno.
Ma noi siamo leggeri. Marietto non si è
tolto il giubbotto: ha freddo. E pensa.
Pensa sul divano. Pensa a "tante cose".
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