venerdì 21 ottobre 2011

TACCHI E TACCHINI (di RobySan)

Prendere i tacchi, farli a pezzi piccini. Verran fuori i tacchini. Sceglierne uno, il più cicciotto. Dirgli quattro paroline dolci all'orecchio (il tacchino ha l'orecchio un centimetro dietro l'occhio) quindi cantargli una canzone di Julio Iglesias o di Gigi D'Alessio. Insistere. Il tacchino si suiciderà, così non avrete la responsabilità di averlo ammazzato voi. Fare a pezzi piccini il tacchino suicida. Si otterranno tanti tacchinini. Sceglierne uno, il più cicciotto, lardellarlo con una fetta sottile sottile sottile di suola di sandalo di frate trappista intrappolato in un trepestio tropicale. Affettare lo scalogno, tritare il trifoglio, cacciare la palla, esorcizzare la scalogna, esporre Esposito e sintonizzare la radio. Accendere il forno, accedere al giorno, involvere il direttore, interessare il primario e sciogliere l'enigma. A forno caldo condire con olio, burro, grasso di foca (o di oca, non so), foglie di alloro, ombra di ristoro e vin santo al vin santo. Cocere, cocere, cocere ancora. Fin quando sia apparsa la vecchia signora. Che dice: ragazzi a studiar, l'intervallo è finito. Estrarre il tacchinino, tagliarlo per benino, cosparger di comino e gustare schioccando la lingua. Solo un pochino. 

.... oppure ....

Cercare del pesce e ripetere dall'inizio. Cambiando rime, allitterazioni e assonanze.

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