ai migranti
Il macero della dignità di uomini
apre i suoi cancelli rugginosi
roridi di rugiada ferrigna e lacrime:
figli senza nome chiedono
misericordia e non hanno peccato;
mangiano spazzatura di civiltà
imbandita su mense traboccanti
di bugie. Il coraggio della misura
umana è grido di profeti nel deserto,
la beffa lusinghiera di una bella
primavera vestita di diamanti
e di imperiali fasti governa l'isola felice,
la riemersa Atlantide, che rifiuta
occhi di bambini e parti
e la Speranza. Inizi la festa di Vergogna:
sfili in processione la tirannide
fino al lupanare. L'ubertosa Italia
offre i suoi seni consumati
ad una prole depravata
che l'ha prostituita, per fedeltà
a Pluto e a Fama ingioiellata.
3 commenti:
LE SPIGHE
(Le notti di Lampedusa)
Bruciata terra copre le nostre radici
e come fiori secchiamo nei vasi.
Le tenebre ci stivano dentro una forma galleggiante
stretti stretti a una sola speranza: delle spighe
l'equa mietitura.
Ma per la semina in comunanza
qual è il soldo da versare?
Inchinarci al trono d'occidente?
Cancellare le orme a ogni passo?
Estinguerci come involute croci?
15 febbraio 2011
(Giovanni Abbate)
direi che questo blog sta diventando una "piattaforma
galleggiante" di preziosa poesia, grazie.
Bellissima la poesia di Medea. ciao
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