giovedì 31 marzo 2016

IL MALINTESO

Per quanto tragica possa essere la vita c'è sempre
l' insensatezza a proteggerci, se ogni cosa è priva di senso
anche la disperazione non ha alcun senso, e questo le toglie
forza e vigore. E in ultima analisi: credibilità. In sostanza
se la vita avesse un senso ci sarebbe da spararsi all' istante.
Per fortuna non è così, e il suicidio è solo un tragico
malinteso.

mercoledì 30 marzo 2016

L'IMPROVVISATORE

Non ci si improvvisa improvvisatori.
Ci vuole una lunga pazienza.
Per improvvisare i miei respiri
ho dovuto vagare nelle tenebre
dell'asfissia come in un nero delirio
d'attesa. E solo di recente il cielo
ha trafugato le mie apnee, rivoltando
la mia pietra.

venerdì 25 marzo 2016

PASQUA

Chisciotte augura Buona Pasqua a tutti i suoi affezionati
spettatori e lettori. Cristo è risorto, e chi non ci crede pecca
di stupidità, se ci pensate bene : risorgere è la cosa più
intelligente e interessante che si possa fare dopo morti,
se non altro per morire ancora e in modo più professionale,
dato che la prima volta moriamo tutti da dilettanti.
Stasera parto col mio fratellone per il mare, raggiungiamo
colei che ci ha messo al mondo, la chiamiamo Milena,
ed è la mamma. Mi fermerò fino al 4 aprile, e il 2 farò
47 anni. Sono ancora un quarantenne, e guai a chi mi dice
che i 50 sono alla porte! Io le porte le sfondo tutte.
Ciao da Ricky.

L'EDICOLA DEL SANTO

giovedì 24 marzo 2016

GIANNI AMA I FILM D'AZIONE

CUORE RADICE

Questo cuore batte.
Radice del proprio nulla.
E tu come me.
Fulmine, gola, apparenza.
Nient'altro.

I PENSIERI DI RICKY

VARIE FORME DI EUTANASIA

La mia amica cardiogenitale Vita Nuova mi ha fatto
scoprire una figura della tradizione sarda che non
conoscevo : la femina accabadora, s'accabadóra, lett. 
"colei che finisce", deriva dal sardo s'acabbu, "la fine".
Mi sono venuti i brividi. La famiglia che aveva un malato
terminale in casa chiamava di comune accordo la
femina accabadora, questa veniva di notte, vestita
di nero ( immagino i suoi passi cadenzati sotto un
cielo stellato purissimo ), portava con sé un martello
di legno, aveva il volto coperto, con tutti i parenti
entrava nella stanza del malato, poi veniva lasciata
sola, sola con il malato. Probabilmente prima metteva
un piccolo giogo di legno sotto il cuscino, il giogo
era simbolo di prosperità perché legato all'aratro e
quindi ai frutti della terra. Forse ( le notizie non sono
chiare, alcuni antropologi mettono in discussione
l'esistenza di questa figura ) c'era un tempo di attesa,
si spera sempre fino all'ultimo in un miracolo, ma
spesso e " volentieri " la femina accabadora dopo
una serie di rituali accoppava il malato con il suo
consenso, e il consenso di tutti. Come? Una bella
martellata sulla fronte o sulla tempia, oppure lo
soffocava con il cuscino, oppure gli stringeva il capo
fra le cosce, e stringeva, stringeva fino alla morte
( questa variante è la mia preferita, immagino il
malato che sente l'afrore della morte provenire
dalle profondità vaginali della femina accabadora ).
Ecco, in Svizzera vi fanno una punturina in una
clinica con vista sulle montagne : tutto terso, e
ordinato, tutto disinfettato d'agonia, con l'ombra
di un versamento in una banca. Non conosco la
pratica dell'eutanasia in Svizzera, ma immagino
che tutto abbia un costo. Invece la femina non
si retribuiva perché pagare per dare la morte era
contrario alla religione e alla superstizione. Sapete?
Quasi quasi preferirei una martellata in testa,
anche se morire fra le cosce della femina resta
la mia ambizione, e voi? Preferite la Svizzera?

mercoledì 23 marzo 2016

DOPO CENA


La mela rotolò sul tavolo
e si fermò a un passo dal
precipizio della tovaglia.
E l'universo di una mosca
galleggiava in un bicchiere
torturato dalle bollicine.
Fuori pioveva, le sue spalle
erano nude, e le briciole del
pane ebbero un brivido dorato
non appena la baciai.

VICTOR BRAUNER


BAMBINE DI SABBIA





Medea : All'inizio della primavera, in Atene, si celebrava la festa dell'Altalena, 
per ricordare la bambina Erigone che si era impiccata: è la festa delle bambine sospese. 
E' l'esorcismo del male e l'offerta per purificare il morbo.
Bambine di sabbia mi ha sempre fatto pensare alle Αἰώρα, così si chiamava la festa; 
torna il ciclo della vulva sacra, torna il ciclo della luna; torna Medea che convince la luna 
a scendere giù dal cielo; tornano le maghe di Tessaglia e i segreti di Corinto. 
"Torna" nell'inconscio poetico dell'uomo l'antico legame col 
Principio Femminile: ogni poeta è, dentro, una donna. 
Questo film-poesia lo dimostra.

" Ricky " - Medea

Di luna e d’ombre. D’altalene e di notte. Un chiasmo ondulato, ha il verso dell’onda. Una parabola di terra cambia colore nel cielo obliquo trafitto da comete di metallo. Una rete divide l’uomo dalla dea; un groviglio di rami serpentini, di sangue e linfa, avviluppano desideri madidi e grondanti amori, figli di fortuna. Nel vento, aleggia un addio, che è come una scriteriata noluntas sulla pelle offerta alla sera. Sagome, colori. Incontri. Fughe. Tracce di ritorni. Reliquie di smarrimenti pieni di santità. I rumori degli altri. I passi dell’altrove. La città che incombe. Con i suoi disordini mai circoncisi, rimasti lì, doloranti e soli. Anche i disordini. Persino i tremori dell’eternità. Non servono luoghi allora. Neanche tempi. Nell’eco tragica di esplosioni siderali, nella deflagrazione del cosmo, indugia un’anima soltanto, il quid poetico, la cosa più bella, che non muore tanto che è mortale. Ricky. 
Aerei di diamanti e riccioli blu. Labbra vermiglie e mani. Una seminudità universale: la luna, offrendo la pancia alle gemme, svela la sua virtù violata. Sanguinò anche lei, da che perse la verginità. Questo nessuno l’ha saputo mai. L’arcano nessuno lo può raccontare. E Ricky, in silenzio, gioca, mentre penetra un rapimento, un’estasi, un viale notturno che, stavolta sì, è circoncisione: la lama recide, senza alcun indugio, il circolo vizioso di un’esistenza grama ed espone l’anima al principio delle fioriture di tutto ciò che è. Somiglianze, asimmetrie. Geometrie furiose di sensi. Disequazioni algebriche e irrazionali. Un messaggio a luci spente. Spalle rivolte a finestre che sono grandi occhi. Una sagoma scintillante. Un pianeta che non può brillare di luce riflessa: tanta è la sua luce che oscura un’infinità di stelle, nella sostanza di tutti gli anni luce che saranno. Ricky è al di là di una macchia di sole che appare rubizza ed altezzosa. Ogni tram è l’illusione di un viaggio. Nelle mani di Dio ( il mio unico Dio) c’è il senso di una felicità che da lontano so amare meglio. 
Le pietre si offrono ai suoi piedi e scintillano tra erba nuova e rugiada che domani sarà: Ricky passa. Leggero e distratto. Si espande su tutto il creato. Ricky è espansione ed è morso. E’ inguini e musica. Ricky è possente olmo. Ricky è radicale. Ma Ricky è volo. Non da risposte. Perché Ricky è sogno. Custodisce ogni preghiera che la femmina terrestre non ha saputo dire. 
Avessi mille vite, non ti saprei. Ne ho una, fortunatamente, e posso amarti. Senza condizioni. Di un amore così mio che non ne darei un pezzo solo nemmeno a quella Medea che ha sciolto i suoi enigmi e i suoi giochi di bambina le appaiono per ciò che sono, campanelli di un acchiappasogni e, dunque, sa che stanotte forse può dormire. 
Dormi, Riccardo. E vivi forte gli incubi tuoi. Chè sono opere d’arte. Sogna, Riccardo. Sulle tue labbra nasce la poesia. Dentro i tuoi occhi abita la Grazia. (E io non ti voglio bene).

martedì 22 marzo 2016

RICKY

INTERVISTA A UN UOMO FELICE - IL FATTO QUOTIDIANO

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/22/videoritratti-intervista-a-un-uomo-felice/2555605/

UNA VIA DI MILANO - MEDEA MERINI


Un gusto delle superfici che imbratta i pensieri di riflessi fecondi. Le stagioni prendono forma, occupano il loro spazio nel rischio di esistere. Passano. In un catalogo disordinato, in un carnevale della casualità, in una danza a corpo libero, fatta di guizzi e sorpassi, di decisioni improvvise, di ultime istanze. Lo charme di madonna vecchiezza e l'eden di santissima gioventù. L'adultità è una nevrosi intessuta di pene, da lasciare a chi non ha più fantasie. 

Un essere vivente verminoso e turgido, idolo fallico offerto dalla Terra violata, per niente toccato dal vento, si impone: è il tempio dell'assenza e gronda semenza divina. Il vento, del resto, è vagheggiato solo dal poeta che "non amava il silenzio, e nemmeno la nostalgia o la trasparenza, detestava il cristallo, negli abissi e nelle vertigini si sentiva a disagio, preferiva un francobollo impregnato di saliva all'amore": il vento trascina solo le nuvole e l'idolo scuro, gonfio di linfa, non si lascia sedurre dal signore senza scettro e senza trono che ferma l'andare e scompiglia i resti di un divieto, che logora un nastro, che non ferma i graffi sopra il metallo. 

Via Organdino è un incrocio senza rosa dei venti. E' la noia di un tempo infinito, è il sordo via vai di un pensiero senza parola. "Nulla c'è. Se anche qualcosa c'è, non è conoscibile. Se anche è conoscibile, non è comunicabile": mi sembra che quel prostituto del sapere di Gorgia fosse a spasso, in primavera, in via Organdino, e ripetesse un mantra senza alcun pregio ad un poeta che incarna l'abisso, che si prostituisce-lui con fierezza- alle nuvole ad ogni passo e davanti ad una bicicletta rossa può fare inginocchiare-se vuole- il creato, uccidere un addio, dare alimento ad un incubo e fare i tarocchi ad una gallina che vede cervelli grondare e vulve insanguinate per corde spezzate di cuore. 

C'è, nell'esplorazione, una quieta tristezza, un dondolare di ombra, come un ricordo di foglia che trema e riflette il tremore nella penombra di un perimetro chiaro di mondo. Ciondola il cuore, portando con sè il suo caro pastrano. Barcolla Ade, quasi ubriaco. 
Se i tuoi occhi fossero fiori, coglierei i papaveri, per stringerli ai seni.

lunedì 21 marzo 2016

POESIA PER CONVINCERE STEFANO GUARINI

Ora scrivo una poesia per convincere Stefano Guarini.
Ci rimango male quando non riesco a convincerlo.
Voglio scrivere una poesia che avrebbe convinto anche
Ruggero Guarini, il padre di Stefano. Voglio parlare
a Stefano dei suoi piedi. Ci siamo incontrati a Roma.
Mi ha offerto un pranzo da Vito il mafioso, siamo stati
bene, abbiamo parlato di letteratura, cinema e musica.
E fica. La fica nel cinema, nella musica, nella letteratura
e la fica nella vita : la nostra preferita. Lui è un tipo
arruffato, dalla camminata arruffata, e sorride in modo
arruffato. Mi ha detto che è anche un geniaccio della
matematica. Una matematica arruffata, immagino.
Ma voglio parlarvi dei suoi piedi, anche se non ho
avuto il privilegio di osservarli, Stefano tende a portare
le scarpe quando esce di casa. Questo non va bene.
Stefano è scalzo nell'anima, e dovrebbere seguire
la sua anima, a rischio di sputi per terra, tracce di
catrame, deiezioni varie e altro. Ho immaginato i suoi
piedi. Piedi infantili, morbidi come il culetto di un
neonato. Piedi da latte. Infantili. Puri, ridenti e fuggitivi.
Piedi da pioggerella, non da tempesta. Piedi da
sentieri rosati, da giardini profumati di rose selvatiche
ma non troppo, e tra un dito e l'altro, ma specialmente
tra l'alluce e il secondo dito ho immaginato una
piccola ferita, piccolissima, quasi una piaga celeste.
Quasi un dolore. Un dolore terreno. Fertile e scalzo.
Ecco, Stefano è un uomo dal dolore scalzo. Nudo.
E la sera quando si slaccia le scarpe Stefano sa
di avere dei piedi amici, intimi, e sono certo che
li massaggia con l'affetto arruffato di tutta una vita
arruffata. Sentieri domestici attendono i suoi passi.
Sentieri materni, fraterni, nell'ombra di suo padre.
Ti ho convinto? Non te l'aspettavi una cosa sui tuoi
piedi, vero? Stefano, convinciti : ama i tuoi piedi!

L'ESSENZA

Era un poeta, e non amava il silenzio, e nemmeno la
nostalgia o la trasparenza, detestava il cristallo, negli
abissi e nelle vertigini si sentiva a disagio, preferiva un
francobollo impregnato di saliva all'amore, eppure era
un poeta. Con le donne era violento, le toccava con
un fiore, e loro impazzivano d'amore. Fronteggiava
l'universo a testa alta, sfidando le stelle con ardore,
non sapeva cucirsi un bottone da solo, ma sapeva
aprire ferite al suo cammino, e di tutte le cose che
comunemente si associano alla poesia amava solo
il vento, sul vento non aveva dubbi, il vento era la
sua follia benedetta, la sua libertà inviolata, il nido
travolgente del suo cuore. Preferiva il vento alla luna.
All'inferno di ogni paradiso. Alla morte, Alla vita.
All'amore. Alla sposa. All'amante. Al precipizio e alla
musica. Il vento era il suo demone. Il suo senso.
Perché ciò che modella il deserto è l'essenza.

UNA VIA DI MILANO

DIALOGO AMOROSO MA NON TROPPO

Lui - Cara, ti amo molto -
Lei - Anche io caro -
Lui - Però...
Lei - Però che cosa? -
Lui - Dobbiamo inventarci un amore diverso -
Lei - In che senso? -
Lui - Ci conosciamo a memoria -
Lei - Dici? -
Lui - Dico.
Lei - Quindi che cosa proponi? -
Lui - Vediamo, vibratori a doppia velocità
nel tuo sedere lo abbiamo già fatto...-
Lei - Sì, ma non nel tuo -
Lui - Vacci piano tesoro, propongo un amore
diverso ma non così diverso! "
Lei - Omofobico! -
Lui - Ti ho già fatta scopare dal macellaio, vero? -
Lei - Sì, aveva una bella bistecca fra le gambe -
Lui - Già. L'idraulico lo hai scopato? -
Lei - Ma certo! Non ricordi? -
Lui - Ah sì, ci cambiò i sanitari a metà prezzo -
Lei - Manca il sarto cinese -
Lui - Non solo lui, anche il pizzaiolo arabo -
Lei - No, quello no, scusa, mi ero dimenticata
di dirtelo -
Lui - Ti sei fatta il pizzaiolo arabo? -
Lei - Sì, una sera, tu eri ancora in viaggio
per lavoro, mi sentivo sola, ordinai un
calzone, e un cazzone -
Lui - Ripieno di ricotta? -
Lei - Certo, non sai quanta ricotta amore mio! "
Lui - Ah. Che troietta che sei tesoro -
Lei - La tua troietta, amore mio -
Lui - Il sarto cinese non mi convince -
Lei - Perché? -
Lui - I cinesi hanno il cazzo piccolo -
Lei - Non è vero, è una calunnia! -
Lui - Come fai a saperlo? -
Lei - Non saranno molto diversi dai giapponesi,
non ti ricordi quella notte al sushi bar? -
Lui - Ah sì, ma erano cinesi o giapponesi? -
Lei - Erano cazzi, non stiamo a fare troppo
i complicati -
Lui - Allora, ci siamo fatti quasi tutti, anche
la portinaia, cristo, ma quel sarto cinese
che ci manca continua a non convincermi -
Lei - Senti, lasciamo perdere il sarto cinese -
Lui - Dici? -
Lei - Sì. Facciamo imbiancare la casa -
Lui - Perché ? -
Lei - Così mi faccio gli imbianchini -
Lui - Ottimo, e io potrei farmi una sega
nascosto nell'armadio -
Lei - Perfetto, amore mio -
Lui - Dio, quanto ti amo! -
Lei - Anche io, non ci si annoia mai con te -
Lui - Mi sarai sempre fedele? -
Lei - Sarò sempre fedele ai tuoi capricci -
Lui - Io adoro essere cornuto! -
Lei - Per questo ti amo -
Lui - Ci ho ripensato, se vuoi puoi infilarmi
il vibratore nel sedere -
Lei - Quello con la doppia velocità? -
Lui - Sì -
Lei - Bene, vado a prenderlo -
Lui - Sai amore? Stavo pensando che siamo
una coppia perfetta -
Lei - Vero -
Lui - Tu sei zoccola, io un cornuto felice,
c'è qualcosa di più bello al mondo ? -
Lei - Nulla, nulla di più bello, ora mettiti
a pecora che vado a prendere
il vibratore, hai cambiato le batterie? -
Lui - Deve esserci una confezione nuova
nel cassetto della scrivania -
Lei - Ok. Preparati -
Lui - Mi farai male? -
Lei - Sì, farsi male è il segreto dell'amore,
di ogni amore felice -

domenica 20 marzo 2016

PENSO

Penso di avere detto tutto quello che avevo da dire e di 
avere filmato tutto quello che avevo da filmare. Continuerò
a dire e a filmare per un semplice motivo : altrimenti che
cazzo faccio? Come passo le giornate? Che m'invento?

LA MOGLIE DEL MIO VICINO 7

La saga continua, ma forse c'è una speranza.

RELAZIONE COMPLICATA

Lui - Ti amo.
Lei - Anche io ti amo.
Lui - Ti amo più della mia vita.
Lei - Anche io.
Lui - Ci amiamo più delle nostre vite.
Lei - Sì.
Lui - Perché non ci suicidiamo?
Lei - Buona idea.
Lui - Addio.
Lei - Addio.

sabato 19 marzo 2016

RECENSIONE CHISCIOTTE : RISTORANTE " AL FRESCO " MILANO, VIA SAVONA.


Tipico ristorante fighetto milanese per fighetti e fighette.
Un proprietario antipaticuccio che ti accoglie senza un
sorriso decente. Cesti di vimini oscillanti al soffitto.
Illuminazione tenue da pre-trombatina. In sostanza un
posto per coppiette, e io ci sono andato con il mio amico
Stefano. Personale : da notare una cameriera con un
bel culo fasciato da pantaloni attillati. Il sommelier
inespressivo, con un principio di depressione sul viso.
Anche il cibo risulterà essere inespressivo. E caro.
Ti portano un piattino di olio pugliese per zupparci
il pane. E fin qui va bene. Poi arriva una mini spuma
bianca di non so che cosa, forse formaggio, una mini
nullità inespressiva, omaggio di benvenuto della casa.
E i primi segnali di una catastrofe culinaria si fanno
tristemente evidenti. Ordiniamo degli gnocchi di patate
montane, con delle salsine verdastre. Arriva un piatto
con tre gnocchi bruciati, si sente solo il sapore del
bruciato, le salsine sono verdi, ma non sanno di nulla,
inespressive come il sommelier inespressivo. Come
secondo Stefano prende un pollo porchettato, ma forse
sarebbe stato meglio prendere una porchetta " pollettata ".
Stefano sembra comunque gradire il suo piatto.
Il sottoscritto prende un maialino da latte con fegato
aromatizzato al mirto. E una specie di patè di contorno.
Un piatto slegato, senza comunicazione, un piatto
autistico. Inverecondo. Povero maialino, non si meritava
una simile fine. Credo che diventerò vegetariano.
Ma non subito. Le polpette al sugo continuano a
esercitare un fascino irresistibile sulla mia psiche.
E arriviamo ai dolci, l'apoteosi della presa per il culo.
Chiedo all'ignara cameriera una penna e un foglietto,
e annoto quanto segue : trasparenza di pino mugo
e zenzero, petali di castagnaccio, zuppa inglese
metafisica ( hanno scritto proprio metafisica sul menù ),
spuma di mirto, gel di erba cedrina, bianco di
melone al pepe e bergamotto...e robe di questo
genere. Sapete una cosa? Meglio i budini confezionati
che si trovano al supermercato, sono più onesti.
Ovviamente io prendo la zuppa inglese metafisica,
e rimpiango Aristotele. L'acqua era buona, fresca.
Anche il vino, il mio amico Stefano sa scegliere.
Frastornati da tanta insulsaggine chiediamo il conto.
E purtroppo il conto arriva : 155 euro. Ci viene
l'idea di non pagare, il ristorante si chiama Al fresco,
e non pagando vogliamo andare al fresco.
Di certo in prigione si mangia meglio. Ma Stefano
fa l'edicolante e domani mattina presto deve
aprire l'edicola, quindi mano al portafoglio.
Non lasciamo mancia, tenue forma di ribellione.
Questo ristorante piace ai milanesi, e vi rende
l'idea dell'attuale livello culturale dei milanesi.
Mandateci i vostri peggiori nemici.



venerdì 18 marzo 2016

RICKY INTERATTIVO

FUORI POSTO

Non avere timore di sentirti fuori posto.
Fuori posto è un posto. Fluido, sempre
diverso da se stesso e da te stesso.
Farai incontri magnifici e irriverenti, con
lo specchio capovolto e l'orma arcobaleno.
Sentirai l'invisibile accartocciarsi come
una pergamena infuocata nei tuoi occhi.
Ogni cratere sarà perla di spavento.
E un brivido avrà l'ardire di tramutarsi
in morso. O in un canto. Identico destino
degli opposti. Se ami nulla è fuori posto.

VELEGGIO

Veleggio verso l'ignoto. Ho il torcicollo da terra abbandonata,
ma veleggio, veleggio. C'è un vento amico.

LA CHIAVE SPEZZATA

Aveva una chiave spezzata in tasca, una chiave che
non sapeva che chiave fosse, sapeva solo che era
una chiave spezzata. Che fare con una chiave spezzata?
Cercare una serratura pietosa? Una serratura a sua
volta spezzata? Approfittare di una porta socchiusa e
dimenticarsi della chiave e tenerla solo come cimelio
di un altrove spezzato? Mettersi alla ricerca dell'altro
pezzo di chiave e simbolicamente riattacarla?
La vita è il regno delle chiavi spezzate e delle serrature
capovolte, e una chiave domestica, famigliare, e
intera può aprire solo la porta delle nostre gelide
disperazioni. Per spezzare la disperazione ci vuole
una chiave spezzata, e il coraggio di seguire la propria
libertà. E forse giungere a capire che il cielo è l'unica
via, per quanto immenso e azzurro, la stretta via.
O no? O sono tutte fandonie, e la vita è solo radici,
cielo bevuto e fangoso, e vermi brulicanti? Cristo,
quanti pensieri può suscitare una chiave spezzata!
Ed era in mano a un bambino quella chiave, era
il suo gioco, la vita è il gioco delle chiavi spezzate.

LE REAZIONI DEI BAMBINI

A me di solito questi video patinati non garbano
ma questo, forse complice la mia età, mi sembra
bello, e mi ha anche, purtroppo, commosso!
Poi è ovvio che diventeranno tutti " stupratori ",
chi più e chi meno, ma è bello credere che non
sia così.


L'ALTRO GIORNO

Un giorno strano l'altro giorno. Un vecchietto sdentato
mi ha chiesto informazioni sul mio cappello. " Anche io
voglio un cappello così, dove lo ha comprato? Quando
vado a Campione a giocare mi vesto bene e voglio
mettermi un cappello come il suo". " Quindi lei è un
giocatore? Roulette? Poker? Chemin de fer? ".
" Di tutto, e come può vedere ho perso tutto, anche
i denti ". E mi ha salutato allegramente allontanandosi
con una camminata fresca e disperata. Che bello!

giovedì 17 marzo 2016

Una poesia che non è poesia

Adesso, ma proprio adesso, scrivo una poesia
che non è poesia. Quando non sei poeta è molto
semplice scrivere una poesia che non è poesia.
Ed io amo le cose semplici, le ho sempre amate
di un amore semplice. Potrei avere già finito ma
voglio continuare. Non vi parlerò di rondini o di
gabbiani, e nemmeno di primavere irrisolte.
Non userò la parola abisso o la parola vertigine,
ma nemmeno la parola stracchino. Non cadrò
nella burla, voglio scrivere una vera poesia che
non è poesia. Quindi vi parlerò dei limiti strutturali
delle periferiche asimettriche. Data una cornice
di splendore equivalente ( equivalente a che cosa? )
si possono trarre queste conclusioni senza
un vero e proprio inizio : la vita non esiste.
Trattasi di allucinazione, e nemmeno collettiva.
Semmai un collettore, non d'aspirazione, ovvio.
Un collettore d'ispirazioni. Vive solo chi è ispirato.
La vita è ispirazione, e badate bene, ho detto
ispirazione e non inspirazione. Ne consegue che
vivere è anche espiazione, e badate bene, ho
detto espiazione e non espirazione. Quindi,
quando, bene, oltre, altro. E che dire di quei
giorni di fulgido nitore nei quali mi perdevo
sulle colline californiane? Niente, niente da dire.
Niente. E ancora niente. Ed ecco la poesia
che non è poesia. Non è poco non essere
poesia al giorno d'oggi ( ma anche al giorno
di ieri ) , meglio di essere appena poesia.
O sebbene quantunque poesia. O che diavolo
poesia! Eppure Buffalo Bill aveva torto.
Ad avere ragione era il bufalo senza Bill.

UN RICORDO DI TANTI ANNI FA

Ricordo una sera di tanti tanti tanti anni fa. I miei genitori
mi portarono a cena a casa di conoscenti, mai più visti
dopo quella cena, e forse il motivo è questo : ricordo che
avevano una bella figlia, avrò avuto sei anni e la figlia
un'età vicina alla mia, quindi stiamo parlando di pedofilia
ma tra bambini, l'unica pedofilia accettabile. Ricordo che
mentre i grandi stavano chiacchierando in salotto, io mi
trovai nella stanza della figlia a giocare al dottore, ed
ero arrivato alle mutandine quando i grandi arrivarono
e mi strapparono da quel gioco. Mia madre disse una
cosa del tipo : " sono bambini, non sanno quello che
fanno ". Mamma, posso dirtelo ora che sono cresciuto?
Sapevo benissimo quello che stavo facendo!

UN FONDO OSCURO

C'è un fondo oscuro dilagante, e una musica dei nervi.
Un'acqua di rose che annega le rose.

mercoledì 16 marzo 2016

POESIA DELL'UOMO INDELICATO


Amore, amore, che ne dici di andare a fare
l'amore sulla riva del mare?
Stai scherzando? C'è un'orca assassina
spiaggiata che sta agonizzando.
E allora? Deve essere elettrizzante fare
l'amore vicino a un'orca assassina.
Sei un uomo insensibile! E se poi ci vedono
gli animalisti?
Ma che cazzo te ne frega degli animalisti?
Ma non hai voglia di me?
Certo, certo, che cosa vai a pensare?
Solo che mi sembra indelicato.
Ma io voglio essere indelicato con te,
baby, molto indelicato, capisci?
Ok tesoro, c'è la luna piena, e tu sei
così crudele e convincente.
Vieni piccola, dammi la mano, andiamo
vicino all'orca assassina e godiamo.
Mi farai male? Mi farai sentire tutto
il male del mondo dentro di me?
Sì, piccola mia.

JAN SVANKMAJER

martedì 15 marzo 2016

INTERVISTA A UN UOMO FELICE

IL CUORE IN GOLA

Oggi mi sono svegliato con una sensazione stranissima, 
la sensazione di essere vivo. Una cosa assurda: ho il cuore
in gola e l'anima che trema in uno spazio bianco. Mi sembra
di impazzire. Ho le vertigini da tappeto rosso. Respiro.
Mi muovo. Oggi è uno di quei giorni in cui andrò in giro
a fare le pernacchie di felicità alle statue congelate.
La pietrificazione può attendere: esulta Ricky, esulta!

lunedì 14 marzo 2016

ALESSIA E SOFIA

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/14/videoritratti-alessia-e-sofia/2535064/

LENAU

domenica 13 marzo 2016

SONO UNA PERSONA MOLTO SIMPATICA

Sono una persona molto simpatica.
Tutti dicono che sono simpatico.
Anche quelli che mi trovano antipatico
dicono che sono simpatico.
Quando sei bello e simpatico è facile
essere simpatici. E anche quando
sei bello e simpatetico è facile essere
simpatici e simpatetici. E anche belli.
Faccio solo quello che mi viene facile.
E le cose difficili le lascio alle persone
difficili e antipatiche. Sono simpatico
perché amo ma so stare da solo.
Sono simpatico perché mi piace il brodino
caldo, e i mini coni ricoperti di
cioccolato bianco. Sono simpatico
perché mi masturbo davanti allo
specchio. E perché non andrò
mai in pensione. Ho solo due rivali.
Uno è l'inchiostro.
L'inchiostro simpatico. E anche
il nervo. Il nervo simpatico.
Forse ci sono anche altri rivali,
ma comunque io sono il più simpatico
perché sono il più bello.
E mi masturbo meglio.


INTERVISTA A UN POETA

sabato 12 marzo 2016

CHE COSA SIGNIFICA?

LA MUSICA DI RICKY

Mi piace. Che cosa? Ascoltare la musica mentre scrivo.
Mi infonde coraggio la musica. Il coraggio di essere me
stesso. Senza musica l'universo, il mio universo, crolla.
E la mente vacilla e si contorce in uno spasmo liquido.
Macerie di me stesso su precipizi infuocati. Ma la musica
mi salva. Mi fa sentire vivo. E mi porta verso l'ignoto.
Se mai vi capiterà di vedere il mio cadavere dovete
pensare questo : Ricky sta ancora ascoltando la musica,
e questo silenzio stupefatto che lo attanaglia non è
altro che una burla, l'estrema burla di una profonda,
profondissma armonia. Ricky danza anche nella morte.

INTERVISTA CATTIVA


Poi, alla fine, il più cattivo verso me stesso sono io!

ALL'IDRAULICO STARNAZZANTE CHE SI FA CHIAMARE FREDDY FOSCA

Mi sono rotto le palle di sentirmi dire che non lavoro!
Ma come? Questo blog è il mio lavoro. Ci lavoro quasi
ogni giorno: poesie ( almeno ci provo ), aforismi, video
di ogni genere, pensieri, note autobiografiche. Una vita.
La mia. Se al mondo non ci fossero gli idraulici come
Freddy le nostre case scoppierebbero di merda, ma senza
quelli come me la noia sarebbe ancora più mortale.
Se siete su questo blog significa che vi diverto. Ecco,
il mio lavoro è essere "divertente", e a volte mi riesce
bene, ma proprio bene. Quindi? Pace e bene a tutti.  

giovedì 10 marzo 2016

martedì 8 marzo 2016

ASTRONOMIA

Lei era una donna lunatica, io ero un uomo lunare.
Fu amore alla prima eclisse. Poi lei incontrò un uomo
solare, si prese una cotta, e io precipitai in un buco
nero. Quanta astronomia per un fottuto addio!

LA FESTA DELLE DONNE

Alla madre che partorisce con dolore
e amore, alla donna che si fa strada
nella vita, e anche a quella che fa
della strada una vita, alla piccola
bambina che sorride fra le margherite,
all'adolescente inquieta che sente
il sangue fra le cosce, alla donna che
si mette i tacchi per la prima volta
e inciampa nella propria bellezza,
alle spose che non hanno bisogno
di un altare per essere spose, alle
donne maltrattate che al posto del
cuore hanno un livido ma non si
arrendono mai e trovano la libertà,
alle donne fedeli, alle traditrici, alle
assassine, alle ladre, alle donne
che sono veleno, ferita e abisso
e lo sanno con infinito candore. Alle
donne che hanno gettato la sabbia
dell'addio nei miei occhi, e a quelle
che ancora sono un arrivederci,
fragile ma vivente. E alle donne che
invecchiano, non sfigurate dal tempo,
ma trasfigurate, pure e limpide di
quel segreto inviolabile e violato che
è la femminilità.

LE DONNE

Le donne mi piacciono un frego, un super sacco sacchissimo,
senza le donne gli uomini morirebbero di sete, in questo
deserto che in fondo è la vita le donne sono l'unico miraggio
in grado di dissetarci. Sì, le donne mi piacciono una cifra
blu, una super cifra blu, le amo con tutto me stesso, dalla
radice dei capelli (capelli? ma se sono calvo! ) alla radice
del cazzo. E le gambe? I piedi? Ma quelli mi servono per
fuggire, cristo, le donne fanno anche paura, una paura blu,
una super cifra di paura. Anche se è bello farsi divorare :
le donne ci divorano. Senza pietà, e con tanto, tanto amore.

KATERINA

lunedì 7 marzo 2016

GIN TONIC E ZITA

Ok. Mi sto preparando un gin tonic, e sono appena le 12 e
qualcosa. Oggi va così. Stamattina ho incontrato sotto casa
la strana, gentile e colta contadina di nome Zita Forner.
Ha un volto segnato da contadina russa, e un cervello
fine come un'ostia. Ha letto tutti i russi. Nel mio palazzo ha
un appartamento ma da quello che so vive in una fattoria
fuori Milano, tra oche e galline. Ha uno sguardo puro, con
schegge di fango nell'azzurro di un cielo interiore, e sembra
indagarti, alla ricerca dell'anima. Appena mi ha visto uscire
dal portone ha esclamato " Ah, ecco il mio amico simpatico ".
Aveva due sacchi enormi pieni di pane secco, l'ho aiutata
a portarli verso la sua macchinetta scassata e infangata.
Mi ha regalato come al solito le uova delle sue galline, piccole
uova bianche. E mi ha detto che dopo 8 giorni per lei sono
già vecchie. Quindi devo inventarmi una mega frittata nel
giro di una settimana. Le avevo parlato di Roma e del mio
film sul Family Day, ha voluto l'indirizzo per guardarlo.
Mentre stavo rientrando mi ha urlato " Vuole anche del
radicchio? ", " No, grazie infinite Zita, ciao, a presto ".
Ecco , Zita Forner sarebbe uno splendido videoritratto.
Deve solo maturare il momento giusto, e maturerà.

domenica 6 marzo 2016

15 ANNI DI FILMMAKER


Più o meno sono 15 anni che faccio il filmmaker.
Facciamo un brevissimo bilancio.
Non sono diventato famoso, non sono diventato
ricco. Volevo diventare famoso e ricco?
Forse sì. Forse no. Forse sì e no. Non sono
nemmeno diventato un professionista.
Volevo diventare un professionista? A questa
domanda so rispondere con certezza: no.
Mi diletto, sono un effimero dilettante.
Ho raccontato le persone che ho incontrato,
erano poeti, benzinai, private banker,
amici, parenti, cartomanti, donne amate,
donne desiderate e mai avute, erano carne
e respiro, alcune sono già ombra. Altri sono
ancora vivi, e gli auguro lunga vita, anche se
prima o poi... insomma: prima o poi tutti
saremo ombre. La mia opera è un monumento
alle ombre. Ha un senso? Certo che ha
un senso. Un senso lieve, e profondo.
Finché avrò tempo e voglia continuerò
su questo solco mortale. E non sono mancate
le soddisfazioni, a volte era un semplice
grazie ( quanto amo la semplicità di un grazie ),
altre volte i miei film hanno fatto sbocciare
bellissime amicizie, mi hanno portato vita,
amore, sesso, e last but not least anche
tanti biscotti vegani. Forse sono riuscito a
donare qualche emozione non banale, e
una manciata di sorrisi. A me basta così.
Non chiedo altro. Chisciotte è in pace.
Una strana pace fatta di ombra e vertigine.
Un bilancio che mi sbilancia.

BINGO BONGO PLAYBOY

L'ANNEGATO

Mi lascio andare. Mi lascio scorrere. Questo significa scrivere.
Non altro. Per me. Alla fine ritrovo sempre me stesso, divento
l'affluente di me stesso e incontro il mare, e il mio volto da
annegato, un annegato che ha ancora un respiro per il cielo.

FREDDY E ANONIMO

Freddy lo conosciamo tutti, non è proprio uno stronzo naturale,
può essere anche un tipo interessante, ultimamente mi è crollato
con quel video dileggiante che non sapeva proprio di nulla, un
batuffolo sporco di noia, una derisione senza significato, ma ora
Freddy fa comunella con una stronzetta anonima, una stronzetta
naturale che viene su questo blog per scagazzare la sua insulsa
psico-cacca, sono quelle persone marchiate a fuoco da una
mediocrità senza scampo, le vedi di solito fare la fila per vedere
i "vips", per spettegolare di tutto con malignità, sono infelici
ma di una infelicità senza nobiltà, una infelicità da rotocalco,
e sai dal modo in cui scrivono che non sanno sorridere e non
sanno amare il vento quando il vento fa paura e scuote il mondo,
sanno solo scagazzare la propria mortifera scemenza, e Freddy
ora fa comunella con un simile essere ( sia chiaro: al quale auguro
di ritrovare l'umanità che pur possiede in qualche recesso
del proprio essere ), Freddy : povero stronzo, riprenditi. Per
stare su questo blog bisogna essere fichi, anche grezzi, ma fichi,
tu una volta eri un fico grezzo o un grezzo fico, come preferisci,
ma ora sei a livelli di imbarazzante mediocrità, cambia marca
di vodka o fottiti. Chiaro?

sabato 5 marzo 2016

I BEI TEMPI



I bei tempi in cui mi facevo le menate, Vita Nuova che cosa hai combinato?
Questo Ricky è ormai un reperto storico!

TRASFORMAZIONE

La crisi di mezza età si sta trasformando in gioia di mezza
età, che strano. Vuoi vedere che il mio destino è impazzire
di vigore fisico, metafisico e assoluto? Mi sto trasformando
in un rabdomante vaginale, oddio che impressione! Ricky,
ti preferivo triste, malinconico e insicuro. Rinsavisci!

TU SEI UNA STRANA CREATURA

Tu sei una strana creatura. Quasi buffa. Quando ancheggi
per strada non susciti erezioni ma contemplazioni.
Li vedo gli uomini che ti guardano stupiti, che fermano i
propri passi per donarti una curvatura d'attenzione, e
tu passi a gamba distesa, con i riccioli prigionieri di un
venticello privato, e la bocca che dischiude sorrisi illeciti.
Innamorarsi di te è un'avventura, una commedia, e una
tragedia dalle tinte pastello. Non sei una donna profonda
ma le tue leggerezze hanno l'incanto delle gazzelle
impaurite, sei sempre in fuga da un pericolo oscuro, e
baciarti è come frugare nella notte alla ricerca di un
lampo traditore, svelando l'immensa fragilità dell'attimo.
Ed è sulla sabbia e nella tempesta che voglio edificare
il mio amore, cucendoti addosso tremori, e ferite sorgive.
Eppure sei buffa, mi fai ridere, ed è subito eternità.
Ora getto una confezione di zucchero dalla finestra
per finire questo mio omaggio in modo inatteso.

IL RITORNO DI RICKY

L'ANALFABETA

L'analfabeta che è in me torna a scalpitare, mi sussurra
all'orecchio : Riccardo, sbaglia, non essere vittima delle
regole, accedi a una vita sgrammatica e lascia che anche
il linguaggio ti segua in questo percorso d'innocenza.
Tornare a confondere "gli" con "li", scrivere qual è con
l'apostrofo, vacuo con la q, e perché no? Squola. Che
male c'è? Tanto il silenzio è l'unica grammatica che il
Verbo ha in serbo per te. E allora non rispettare questo
Verbo fatto di regole mortali, e di immortali condanne.
Una volta risorto non potrai più suicidarti, l'unica vera
libertà ti sarà tolta per sempre. Condannato alla gioia,
alla beatitudine, e a morte tutti i depressi senza scampo.
Scrivi coscienze senza i: coscenze. Sembrano due
cosce che si aprono carnivore nella tua anima ribelle.
Scrivi squalo con la c: scualo. E vedrai che non sarai
divorato quando nuoterai nell'oceano del dolore. Non
sarai divorato mai. Fatti bocciare da Dio, dalla vita che
ti riduce a complemento oggetto, fai oscure transazioni
con i verbi intransitivi, tradisci tutti gli imperativi, e fai
che il congiuntivo abbia (anzi: abbi ) la congiuntivite.
Vadi dottò, vadi per il mondo allucinato degli errori
che sono così mortali, così vivi, e non farti perdonare.

DENTRO DI ME

Non vi capita mai di conoscere degli estranei nei sogni?
Persone mai viste prima che si presentano, forse volti
incontrati per strada che riaffiorano negli abissi della
coscienza dormiente. Una volta mi sono anche innamorato.
Lei era bellissima, ci siamo presentati, e poi ho aperto
gli occhi. L'addio è stato istantaneo, un addio di palpebra.
Ogni notte mi addormento sperando di incontrarla ancora.
Lei è dentro di me, e vaga nell'universo dei sogni.

venerdì 4 marzo 2016

BROTHER

MAURIZIO - IL FATTO QUOTIDIANO

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/04/videoritratti-maurizio/2515936/

mercoledì 2 marzo 2016

SULLA MIA PELLE

Sono al mare vicino alla mia amorevole mamma,
insieme a mio fratello, sono giorni di sole e cibo cucinato
con amore, giorni di passeggiate sul mare per incontrare
ancora una volta un bellissimo tramonto, in compagnia
di ricordi alati e gabbiani spezzati dalle onde.
Veniamo da mamma per ricaricare le batterie e
per accarezzare l'ombra immensa e gentile di nostro
padre Aldo. Questo blog è quasi una seconda pelle.
La mia pelle, dove ognuno di voi incide le proprie
tristezze domestiche, l'angoscia appesa a un filo
d'inchiostro digitale, la curiosità famelica di una
noia interiore, ma la cosa più importante, la cosa
che manca nelle vostre parole è la più importante
di tutte: la felicità. Vi manca la felicità di essere
vittime ( tutti siamo vittime ) di questo terremoto
invisibile che è la vita. E fra le macerie non avete
la capacità di distinguere frammenti di puro destino.
E perle donate con la gratuità dei folli.
Passeggiate nel mondo, perdetevi, e ritornate
felici. Questo blog non deve essere il ricettacolo
delle vostre ossessioni.
Andate in pace.
Amen.